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lunedì 14 luglio 2014

Levatrici, puerpere e nutrici nella tradizione ligure...


Le valli interne della Liguria, oltre ad offrirci panorami magici, boschi incantati che confinano con il mare, danno la possibilità, a chi è pronto ad ascoltare, di sentir riecheggiare tutto ciò che è rinchiuso nella memoria del tempo.

Oggi sono tre le figure di cui vorrei parlare: Levatrice, puerpera e nutrice.

Nella tradizione popolare ligure la levatrice ha sempre avuto un ruolo dominante all'interno della comunità.

In campagna e nelle zone di montagna, quindi nei paesini isolati, questa svolgeva un ruolo fondamentale.
Spesso era una donna non giovane, che aiutava il parto, nei casi più difficili.

Infatti se il parto non presentava complicazioni, quindi pericolo per la vita di madre e bambino, erano le donne della famiglia ed alcune del paese, a provvedere alla nascita.

Il parto era un fatto totalmente femminile, la figura maschile non rientrava minimamente in questo rito.
Solo con la modernità il parto diventerà un fatto puramente "meccanico e tecnico" dove i medici, uomini, prenderanno il sopravvento.

"U masciù u l'aspeta de foa. A donna a deve louà!"

Il ruolo della levatrice però, non si fermava solo al momento della nascita.
Questa figura, temuta e venerata, poteva essere anche portatrice di morte.

In uno dei tanti paesini delle alture di Genova, una vecchina novantacinquenne, mi raccontò che sua madre, rimasta incinta per la dodicesima volta, ricorse all'aiuto della levatrice "da lei chiamata magunn-a" per interrompere la gravidanza.

Quando in tempi antichi, la contraccezione non esisteva, ed il controllo delle nascite non era contemplato, la levatrice con il suo sapere, le sue pozioni, i suoi intrugli ed i suoi consigli era una figura quasi divinizzata.

La signora sopracitata, mi disse, che il metodo migliore per non rimanere gravide, era quello di mettere un fagiolo bianco assieme ad una foglia di erba morella sotto il guanciale del proprio marito. Questo, sempre secondo il dire della signora, avrebbe reso sterile (nell'atto) il seme dell'uomo.

Ma vi erano anche consigli per avere maschio o femmina. Questo è un detto che molte signore mi hanno confermato:

" Se ti voè u masciu 
a Lunn-a che à cala alè a tò alleà, 
se ti voè a femmina 
a Lunn-a che à cresce a saià à madrinn-a" 

Un altro elemento degno di nota, è che la nutrice, spesso per i parti (erano molti i parti con complicazioni, viste le condizioni di vita delle donne) confezionava un Sator per far si che questi risultassero facili e veloci.

Uno dei maggiori consigli, dati dalla levatrice alle future madri, era quello di non far sapere della gravidanza se non alla madre e al marito.

Quando una donna rimaneva incinta, non si usavano i termini "incinta" o "gravida". Questi termini infatti, non erano contemplati perchè, secondo la cultualità ed il folklore, considerati nefasti per la riuscita della gravidanza.

A questo proposito, mia nonna, quando rimase incinta, per scaramanzia, non usò i termini "incinta" e "gravida" ma usò la frase "Sun in tà paggia".

Anche la figura della puerpera è avvolta da un aurea di mistero e devozione. Molti infatti, erano i riti che una puerpera doveva seguire per non incorrere in parti difficili o febbre puerperale.

Cominciamo con il parlare, appunto, della febbre puerperale. Questa era causa, molto spesso, di morte della puerpera (come appunto dice la parola stessa) ed era portata dalla scarsa igiene e dalla malnutrizione. 

La febbre si presentava pochi giorni dopo il parto. 
Spesso i parti erano lunghi, con periodi spossanti di travaglio. La scarsa nutrizione delle puerpere e il periodo di gestazione che veniva svolto lavorando nei campi, quasi, se non, fino alle doglie, faceva si che il corpo debilitato non potesse fronteggiare la febbre.

Per questo e per altri motivi, venivano messi in atto diversi riti, atti a sconfiggere ed allontanare le malattie e le disgrazie per le gestanti e per i nascituri.

Una donna in stato interessante, nell'entroterra ligure, non doveva per tutto l'arco della gestazione, uscire di casa dopo l'Ave Maria serotina. Questo perchè entità maligne avrebbero stregato sia lei che il nascituro.

Suocera o madre della gestante, regalavano, il giorno del "primo bagno del bambino" un pezzo di tela con il Sator ricamato. Veniva poi adoperato durante il parto e conservato in seguito, nelle copertine del bambino come protezione.

La santa che proteggeva le partorienti era sant'Anna, che veniva invocata attraverso la recita di nove (9 numero dei mesi di gestazione), Ave Maria.

La gestante non poteva toccare la pasta per il pane, perchè questa, sarebbe irrancidita dopo poco, così anche poteva cagliare il latte, far seccare le semenze durante la semina, far marcire la frutta sugli alberi, anche solo guardandola e poteva trasformar il vino in aceto.

I folletti e le strìe o basùre potevano, dopo l'Ave Maria serotina, ammaliare con lo sguardo la poveretta, facendole perdere il bambino o rendendolo storpio.

Altra figura molto importante (soprattutto per gli anni in cui, parti difficoltosi, mal nutrizione e malattie,
facevano si che la donna non potesse allattare) era quella della nutrice o balia.

Questa donna era colei che, aveva il potere, di far crescere il neonato nutrito da latte materno. 

Molti bambini nei paesi morivano di mal nutrizione. Infatti, se la madre non poteva allattare, in alcuni casi il bambino, veniva nutrito con latte di vacca o capra. Questo nutrimento, indeboliva i bambini, portando diarrea, febbre e causandone in molti casi la morte.

La nutrice quindi, era indispensabile come la levatrice. Molti erano anche i consigli che questa, dava alla madre, per far montare il latte. 

La balia, in molti casi, accompagnava il piccolo nella crescita fino allo svezzamento, in altri, fino a che alla madre in questione non fosse tornato il latte.

Parlando con molte donne dei paesi liguri, ho notato che i consigli dati dalle nutrici alle neo mamme, consigli atti a far montare il latte, discostavano di pochissimo gli uni dagli altri.
Uno dei più gettonati, era quello di mettere sulla finestra, della camera dove si allattava, una pianta di finocchietto selvatico (in verità il finocchietto selvatico ed il finocchio sarebbero dei veri galattogoghi). 

Non bisognava assolutamente venire a contatto con rosmarino e salvia perchè, si diceva, facessero sparire il latte. Una foglia di albero di susine sotto il letto, faceva si che la montata lattea fosse abbondante.
Vi lascio con una cantilena che doveva essere recitata durante l'allattamento, rivolta a sant'Agata, protettrice delle puerpere e delle madri che allattano:

Pè ù segnu de sant'Agata
pè a paxiun de sant'Agata 
te pregu de dame u leite
te pregu de dame a forsa
Nu fa muì u bambin
 nù fa mui u piccin






Fonti/Immagini:

Chiacchiere con le donne dei paesi dell'entroterra. 
Qui potrete trovare articoli correlati ai vari passi dell'articolo:

Per saperne di più sul "Sator"
http://symphytumtradizioniliguria.blogspot.it/2013/02/parlando-di-tradizioniil-sator-ed-il.html

Per saperne di più su " U primmù baggnu du fantìn"

Per saperne di più su "La gestazione in Liguria"

Per saperne di più su tradizioni riguardanti parto, nascita etc:

Per saperne di più, sempre su parto e nascita:


La foto in alto appartiene a Ramona Giacopinelli, fotografa.
La ringrazio come sempre per le sue magiche foto.




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