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domenica 13 gennaio 2013

Triora...

Per chi non la conosce, per chi vi si ritrova, per chi la porta nel cuore.


Vorrei narrarvi la storia di alcune vie, aimè, tralasciate dai turisti ed a volte anche dagli abitanti...

Via Borgosano, deve il suo nome all'essere stato l'unico quartiere rimasto indenne alla tremenda epidemia di colera che decimo' la popolazione triorese nell'Agosto del 1835. Infatti il posto e' ben ventilato e l'acqua scorre con violenza giù per la ripida strada .



Via Campomattone invece e' un antica mulattiera e, sinceramente (detto tra di noi) non sono riuscita a trovare da cosa derivi il suo nome...ho cercato anche su cartaceo e su web ma nulla. Infatti sugli statuti antichi e' citata con il nome di "Campomaggiore" , Campus Major.

Posso pero' narrarvi con certezza la storia, non molto inventata, della fontana di Campumavue (Foto sopra) che era, e forse, ancora e' uno dei luoghi preferiti dalle streghe. Che proprio alla fonte si recavano  per ballare e bagnarsi con l'acqua cristallina. Nelle notti di Luna piena, sembrava che l'eco delle loro risate e dei loro canti si avvertisse in tutto il paese.....
Camminando un bel po (rendendosi conto di quanto e' grande Triora) si arriva a via Dietro la Colla.

" E' la via che costeggia l'abitato,appena fuori dalle mura fortificate;non bisognava mai lasciarvi  i bambini dopo il suono dell'Ave Maria,altrimenti erano preda delle Bagiue(streghe),che se ne servivano per i loro trastulli ". 

"Sandro Oddo "in giro per Triora" 


Infatti sembra che le famose Bagiue o Strìe rubassero i bambini di tenera eta' e si recassero nel bosco subito sotto alla suddetta via per giocarvi a palla con le loro sorelle di Molini di Triora (Foto sopra). Le madri non lasciavano neanche i vestitini o le fasce dei bimbi stese perché, le streghe, ne avrebbero usufruito per i loro balli demoniaci per poi ristenderli  facendo cosi' ammalare i pargoli. Passando poi  in via Dietro la Colla si noterà una porta ancora ben conservata dall'arco tondo, dai cardini per chiuderla e anche lo sportello per riscuotere le gabelle, viene chiamata  porta della "Fontana Soprana". 

Andando verso sinistra camminando per una decina di minuti si arriva  al Fortino (Foto sotto) usato nei tempi antichi per le esecuzioni capitali.

Un po' piu' avanti si scorgono  le panchine sotto dei secolari castagni d'India,meravigliose creature a guardia della vallata.

Camminando ancora si giunge poi alla chiesa di santa Caterina d' Alessandria ( Foto sotto) fatta edificare dalla famosa famiglia Capponi intorno al 1300. Oggi in rovina, ma dove ancora si possono vedere i tre muri laterali e la facciata ancora integra con un occhio centrale e un portale con lo stemma gentilizio dei Capponi.
Quello che sinceramente attrae di questa chiesa e la meravigliosa iscrizione in lettere maiuscole gotiche, che narra la storia della chiesa. La cosa particolare e' che l'epigrafe cita  un tal "Giacomo Vescovo" vissuto nel 1390 che sembra sconosciuto, infatti gli vengono attribuiti diversi nomi.
Sembra che la  visita a  tale luogo fosse ripagata attraverso  la concessione di indulgenze.

  Dal prezioso libro del 1780 di Gio Batta Ratti "Descrizione delle pitture.scolture e architetture..."

 
MCCCLXXXX  MILLIBUS TRICENTIS [ANNIS NONAGIN] TA REDEMPTIS
[HAEC FUIT INITA] DOMINI DOMUS INDE FINI [TA 
SUMPTIBUS ANT] HONII QUONDAM OBERTI CAPONI 
[TRINITAS UNIT] AS SANCTA CATHERINAQUE DICTA 
HIC[AU]TEM PRIMUM FERTUR FUNDASSE LAPILLUM 
TUNC IN FERIA SENA NOVEMBRIS QUARTA SERENA 
JACOBUS EPISCOPUS SUALENSIS.NOMINE DICTUS 
HANC [VISITANTES ATQUE JUVANTES CRIMINA SOLVENS  
MONSTRAT UT HAEC] C ITA MAN [U SUA LITERA SCRIPTA.
POST HAEC SERENUS CARDINALIS BARTHOLOMEUS 
PAPE VICE NONI BONIFACII ANTISTITIS ROME
HANC DONIS MULTIS SUA DOTAT LITERA SCULPTIS.
HAEC EGO NOTATIUS NOTAVI MANUEL SARDUS.  

   Traduzione 
             Nell'anno 1390 della Redenzione, fu incominciata e quindi finita questa Casa del Signore,
            a spese di Antonio del fu Oberto Capponi e fu dedicata a Dio, alla Santissima Trinità' ed a 
            Santa Caterina. Si tramanda che ne fu posta la prima pietra nel quarto Venerdì' auspicale di 
       Novembre dal Vescovo Giacomo detto Sualense il quale concedette indulgenze a chi la visita e la
           sussidia, come e' confermato da una lettera scritta di suo pugno. In seguito il Sereno Cardinale 
        Bartolomeo, per mandato del Papa Bonifacio IX , Vescovo di Roma la  dota di molti doni scolpiti
                            in una sua iscrizione. Cio' io notaio Manuele Sardo scrissi.    

Camurata gia' chiamata "via Antiche Fortezze" a causa di una terribile pestilenza venne ribatezzata con l'attuale nome ,perche' le porte e le finestre delle case furono chiuse,o meglio,murate.


Una delle zone, se non, La Zona più' caratteristica di Triora. (Foto sopra )

Si nota subito il buio anche in pieno giorno, i raggi filtrano molto poco ed il nero dei muri bruciati, fa' si che la via risulti quasi spettrale. Questa zona e' rimasta intatta anche alla Seconda Guerra Mondiale. Tutto e' rimasto come nel 1500.

Infatti tra il 1525 e il 1529 vi fu un a epidemia di peste che mise in ginocchio Triora.
Si noterà una scritta sopra l'arcata, che fa da tetto alla scala, con un iscrizione e con un cartello giallo. Questo si chiama quartiere della Sambughea che prende il nome dai Sambuchi nati li dopo la distruzione delle case durante la pestilenza. 

Ecco Camurata....(Foto Sotto) la sensazione e' quella che riesce a dare solo un paese abbandonato dopo una disgrazia. Questo non e' un paese ma un quartiere, abbandonato ma rimasto intatto, sembra infatti che l'orologio del tempo si sia fermato.

La peste che mise in ginocchio anche la Superba, arrivo' a Ponente, fino al suo entroterra.

La popolazione fu decimata, ed i membri del Consiglio decisero di chiudere l'accesso alla parte inferiore del paese. Questa era la parte povera, le persone non avevano mezzi per curarsi, e le cure consistevano in miscele a base di erbe che spesso non funzionavano vista anche la poca igiene e la scarsa quantità di cibo. A base di aceto, calce ed erbe invece era l'intruglio che veniva usato come "disinfettante". Le abitazioni più sudice quindi più "aperte" al contagio, venivano cosparse di "disinfettante" e poi murate. Ebbene, murate con al loro interno le persone, alcune già malate o morenti, ma altre ancora sane. Venivano sprangate porte e finestre ed il più delle volte vi veniva dato fuoco. Come dicevo questa  parte di paese non e' stata minimamente sfiorata dalle guerre. E' rimasta ferma, inalterata nel tempo. Lo si capisce quando ci si addentra, scendendo il primo scalino, si percepisce la pesantezza dei secoli e, forse, si scorgono nel buio delle tenebre gli occhi e le urla di persone che hanno pagato a caro prezzo la povertà e l'ignoranza del tempo.

Un altra importante storia ed un altro brivido (anche se differente), lo si avverte arrivando alla Cabotina, (Foto sopra) la zona dei fienili a ridosso dell'abitato, subito fuori le mura del paese, li i contadini ed i pastori portavano il bestiame ovino e caprino a riposare.

I tragici fatti che la interessarono dal 1587 al 1589 l'hanno resa zona turistica, purtroppo, senza che la maggior parte dei turisti riesca a percepire e capire veramente la brutalità degli accadimenti passati.
Il territorio della "Podesteria Genovese" tra il 1587 ed il 1589 fu coinvolto nella caccia alle streghe.
In un fienile, proprio vicino alla vecchia casa, si puo' ammirare la "Bagiua" la strega, che narra attraverso degli scritti, tutto cio' che accadde in quei tempi. Tutto cio' che accadde alle donne trioresi colpevoli solo di risultare solitarie, abili erboriste, segnatrici, levatrici, nubili e molte volte taciturne.


Di certo non volavano a cavallo di caproni, non amoreggiavano con il Demonio e non mangiavano la tenera carne dei bambini in fasce.(Foto sopra)
Dal canto mio, spero che il tempo abbia reso un po' di giustizia a queste donne, spesso giovani e belle o brutte vecchine dall'innata sapienza.



A Triora e non solo, ci sono ancora donne che guariscono "segnando" e donne che con il loro sguardo "abbasurano o stregano" il malcapitato. Non solo qui a Triora si trovano queste donne, difatti la storia ci rende noto che le streghe inquisite furono da prima trasferite in alcune case trioresi, una di queste, nella piazza della Colleggiata, (palazzo Stella) fu la scena del tragico suicidio (Foto sopra) di una di queste poverine che si getto', forse per paura e disperazione, dal balcone del  palazzo.


In un secondo tempo furono condotte a Genova, nella famosa Torre Grimaldina, dove furono sottoposte ad interrogatori e torture. Molte secondo i documenti perirono durante gli interminabili processi, di molte altre si persero le tracce, ma non del tutto:infatti, secondo varie informazioni, alcune riuscirono ad uscire dalle prigioni (liberate?) e si trasferirono in un paesino dell'entroterra ligure chiamato "San Siro di Struppa" (Foto sopra) sembra infatti che i cognomi si rifacciano a quelli di diverse donne inquisite a Triora.
 



Alcune Informazioni e foto sono state riprese da due testi:

"In giro per Triora" Sandro Oddo.Pro Triora Editore 2006
"Le streghe e l'Inquisizione" P.Francesco Ferraironi.Cav.A.Dominici Editore-Imperia 1955
  
 




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