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domenica 20 gennaio 2013

Storie di Sabba e di Tradizioni


Non volendo scrivere sempre le stesse informazioni trite e ritrite sul Sabba  e sulle Streghe, nel cercare di rendere il tema più vicino a chi lo sente veramente pulsare dentro se, volevo portare la mia tradizione, volevo far conoscere la figura della Donna, farla sentire più vicina, volevo parlare della vita nei paesi dell'entroterra Ligure (qui in Liguria non si parla mai di monti ma di entroterra).

Certo, tutti conosciamo le vicissitudini che toccarono Triora ed i paesini vicini, le crudeltà che subirono le donne e, la morte, che si portò via molte di loro, forse togliendole a sofferenze perpetuate in anni ed anni.

Vorrei a questo punto parlare di quello che avvenne per secoli, prima della caccia inquisitoria, di quello che fu prima delle forche, dei cavalletti e dei roghi.
Da subito approfondendo l'aspetto del Sabba che molto spesso viene alquanto dipinto e reso solo molto  scenografico.

La credenza nel Sabba o Tregenda o Tragedia delle Streghe, si trova diffusa nel secolo XIII, ma le tracce sono molto più antiche perchè ne viene già negata la realtà,  attribuendola a donne scellerate e poverine, in un documento del secolo IX (Canon Episcopi,capitolare franco, falsamente attribuito ad un Concilio di Ancira e riportato nel Decreto di Graziano "Corpus Iuris Canonici").

Il primo Sabba fu descritto da Stefano di Borbone nel 1230.

Il Sabba nei tempi antichi era il giorno delle Sabae (capre), cioè delle Baccanti che, vestite da capre, si abbandonavano ad orgie sessuali.
Il Sabba trovava una sua periodicità, infatti lo si svolgeva secondo fasi lunari e precisi periodi dell'anno. Da questo si può dedurre, l'importanza che svolgeva nei paesi rurali ancorati alla tradizione ed alla riverenza nei confronti della Luna e di Madre Natura.

In un secondo tempo però, il Sabba si trasformò in qualche cosa di demoniaco, una cerimonia propiziatoria, dove si adorava il Diavolo e si consumavano rapporti con quest'ultimo. Si cominciò a sentir parlare di orge con il Demonio, di atti sessuali con i diavoli, al cui interno venivano sbeffeggiati i riti cristiani.

Qualcuno, erroneamente, accomuna il Sabba al Sabato, pensando che le streghe tenessero conciliabolo notturno, fatto di banchetti succulenti ed atti sessuali che proprio nel giorno del Sabato (giorno di astinenza per i cristiani) risultavano  d'insulto.

Il Sabba quindi non era ciò che la religione descriveva ma piuttosto, era un incontro tra donne, giovani e meno giovani che durante varie fasi lunari e mesi ben precisi si incontravano per ascoltare la voce della propria femminilità (disprezzata dalla religione) per compiere piccoli riti,  per favorire il rapporto tra loro la Natura e la Luna.

Secondo la religione cattolica, l'ospite che presiedeva il banchetto, era il Demonio che sotto forma di capro apriva le danze sessuali ed i banchetti (dove vi era tutto ciò che la religione proibiva). Questo poi, si univa sessualmente ad alcune donne, dalle descrizioni di alcune di esse il membro virile del Demonio, sembra, risultasse  freddo ed il seme gelido.

Il Sabba lo si svolgeva in una landa desolata, in mezzo ad un incrocio formato da  quattro strade, in fondo ad una stretta gola (qui Burranco), nei boschi, sull'orlo di precipizi oppure davanti a fonti naturali (cascate, fontane, laghetti).

Nell'entroterra ci sono ancora fonti che portano acqua cristallina, donandola al viandante che, stanco e accaldato si ferma e beve, ignaro di ciò che nei secoli passati accadde proprio vicino a quelle fonti.
Nel paese di nonna che dista una ventina di km dalla città c'è ancora un "Troggiu" cioè un lavatoio che riporta la data di ristrutturazione "1836". ( Foto sotto )



Qui le donne del piccolo paese di poche anime, si ritrovavano per lavare le lenzuola ed il bucato nell'acqua cristallina e gelida che il troggiu prendeva direttamente dalle montagne. Si dice che durante le notti di Plenilunio o Novilunio le donne si riunissero qui per celebrare la Luna e propiziare alcuni riti che ora chiameremmo "agrari". Si diceva infatti che raccogliessero l'acqua le donne più anziane già maritate e, ne aspergessero il corpo delle più giovani ancora da maritare. Riti, che richiamano forse alla sacralità della  verginità, al candore che le ragazze dovevano portare all'altare. Bagnare le ragazze vergini voleva dire lavarle, renderle pure forse? Secondo nonna voleva dire renderle già consapevoli di ciò che sarebbe stato l'atto sessuale.

Nonna e' restia a parlare di "sesso" ma pare che per questo argomento non se ne abbia a male.

Sembra che la notte del Novilunio di Giugno, quindi di San Giovanni, le ragazze in età da marito  disotterrassero una pianta di Cardo la bagnassero con l'acqua della fonte e poi  la  sotterrassero. Se la mattina del settimo giorno dopo l'avvenuto interramento il Cardo era diventato bianco, significava che avrebbero aspettato ancora un bel po' per maritarsi, se invece aveva conservato il colore verdognolo si sarebbero maritate da li a poco.

Ci sono fòe che riguardano i campi, quella che ad esempio che si teneva in Agosto, quindi, verso la fine del mese più caldo, ma anche il  mese che traghetta l'anno verso i mesi bui e più freddi. Le donne preparavano delle buche nel terreno e vi gettavano latte ed a volte vino, o chi aveva le arnie un po' di miele. Dopo, le buche venivano chiuse e venivano pregati i Santi e la Madre Terra. Questo "rito" che accomuna la religione cristiana e i suoi Santi al Paganesimo, riguardava la fertilità dei campi, che da li a poco si sarebbero addormentati sotto una coltre di neve per risvegliarsi fertili a Primavera.

Se notate tutto nell'entroterra ruota attorno alla fertilità, alla Luna e alla Madre Terra, perché solo queste facevano si che il paese restasse vivo!

In tarda Primavera (Calendimaggio) si svolgeva "A Fegua" (A foga) una festa che cominciava nel tardo pomeriggio ed andava avanti tutta la notte fino alle luci dell'alba. Sembra, da descrizioni, che si accendessero fuochi nei campi e che le coppie vi ballassero attorno. Si facevano uscire gli animali dalle stalle e dai pollai e si portavano a "vedere" il fuoco. Questo li avrebbe protetti da infezioni e malattie che all'epoca risultavano incurabili. All'alba la cenere dei fuochi veniva raccolta e sparsa nei pollai o nelle stalle ed anche sull'uscio di casa. La cenere infatti sterilizzava tutto, anche il bucato facendolo risultare candido. Sembra che questa festa la si tenesse la notte a cavallo tra il 30 Aprile ed il primo Maggio. A voi la conclusione.

Un altra festa era la caccia al Signore del Grano,chiamato anche Spirito del Grano che si teneva il 31 Luglio dove le donne anziane costruivano bamboline di grano da appendere nelle case e nelle stalle, anche queste a protezione.

Nessuno in paese nemmeno tra le donne più "vecchie" ha mai parlato di "balli notturni" o "voli notturni", ma sembra che alcune ragazze fossero, ecco, un po'....strane. In particolare due il cui nome viene ricordato negli anni e passato di madre in figlia...

Marisa e Maddalena, questi i nomi, delle taciturne e mai sposate ragazze.

Sembrava, da racconti magari un po' pittoreschi, che si vedessero due notti al mese alla fonte del paese e che li ballassero con in bocca un fiore di "bella di notte" (ho scoperto poi che non erano le nostre belle di notte), assieme ad altre donne di paesi vicini, invocando la Luna e raccontando i loro amori...qui in paese dicono che gli uomini a questi balli non erano assolutamente ammessi e come ovvio non c'erano tracce di scope o di caproni, come vorrebbe al contrario la leggenda.

Queste due donne venivano chiamate nei paesi vicini per far nascere i bambini, e per curare le neo mamme dalla febbre puerperale che, anni addietro era all'ordine del giorno, visti anche la scarsa igiene e gli scarsi mezzi di cui si disponeva per affrontare i rischi del parto.
Non si sa se il racconto sia favella raccontata negli anni ma questo e' ciò che e' arrivato a noi dalla metà del 1600.

Queste sono parole di nonna riguardo le figure delle Donne e del Demonio:

"Quando eu piccinna e me ne andavu in geisgia u preve u disgea spessu che u Diau fa primma ad entra' in te l'anima sporca dee donne perche' sun ciu vulubili. Mi nu saveiva che a donna fusse cusci' sporca e un giurno me fesgi spiega' u mutivu...u preve me spiego' che u Diau ga famme cumme un luviu che nu mangia da tempu. U Diau' gha famme perche' u Segnu' insegna l'astinenza. E le donne che sun figge de Satana, sempre affame' devun ana' sulu con u maiu e sulu pe fa nasce i fantin. Nu pe piasgei proppriu. U Diau' u  nu le cadu perche' sulu u Signu' e le se creature sun cade perche' hanno vita. Mie nu go mai creduu e u nonnu a ma sempre ama' cumme appena spuse'. Eravammu maiu e mouge e tra nui peccati nu ghe nea."
                                             
                                                                              Traduzione:

"Quando ero piccola e andavo in chiesa il prete diceva spesso che il Diavolo fa prima ad entrare nell'anima sporca delle donne perchè sono volubili. Io non sapevo che la donna fosse cosi' sporca ed un giorno me ne feci spiegare il motivo. Il prete mi spiegò che il Diavolo ha fame come un lupo che non mangia da tempo. Il Diavolo ha fame perche' il Signore insegna l'astinenza (fuori e dentro il matrimonio n.d.r)e le donne, che sono creature figlie di Satana, sempre affamate, devono andare solo con il proprio marito e solo per far nascere dei bambini. Non per piacere proprio.
Il Diavolo, non e' caldo perché solo le creature del Signore hanno il dono della vita .
Io non ho mai creduto alle sue parole, ed il nonno mi ha sempre amata come appena sposati. Eravamo marito e moglie e tra noi peccati non ce n'erano."


Spero che questo piccolo racconto di vita vi abbia aperto nuove porte, perché spesso queste  vengono spalancate senza prendere minimamente  in considerazione chi veramente ne custodiva e custodisce ancora  le chiavi.

5 commenti:

  1. Fantastico post Stria...che ogni benedizione si posi su di Te....

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  2. Questo articolo è emozionante, quanta verità.
    Un bacio,
    Fabi

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  3. Grazie veramente di cuore.Sono contenta,vi abbia emozionato il post.Finalmente riesco a darvi qualche cosa di veramente mio.

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  4. che eri brava a raccontare lo sapevo già, ma qua sei anche magica grazie stria

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